La crisi d’impresa è un’eventualità che qualsiasi azienda deve mettere in conto con l’obiettivo di minimizzare i rischi, nel caso in cui l’evento negativo dovesse verificarsi. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Gianfranco Benvenuto dello Studio Benvenuto.
Lei è un grande esperto di crisi d’impresa e procedure esecutive. Cosa accade quando si verifica un episodio di questo tipo e in ballo c’è un patrimonio immobiliare?
“Bisogna distinguere se si tratta di un patrimonio in leasing o di proprietà dell’imprenditore, considerato che nel secondo caso lo stesso viene liquidato dal curatore. Quanto al leasing, il curatore ha tre scelte: subentrare nel contratto pagando i canoni fino al termine; avviare esercizio provvisorio se l’immobile è sede dell’azienda; infine scioglimento del rapporto”.
Con quali conseguenze?
“Si pongono due possibilità a seconda che il rapporto non fosse già precedentemente risolto dal debitore o che la questione fosse già risolta. Nel primo caso deve consegnare l’immobile al concedente. Se invece il rapporto entra nel fallimento dopo aver già subito la risoluzione, la Giurisprudenza abbina il caso del leasing all’art. 1.526 stabilendo che l’utilizzatore si riprende i suoi canoni e il concedente l’immobile”.
Proviamo a metterci nei panni della società di leasing. Quali diritti ha in caso di fallimento?
“Innanzitutto ha un credito per tutti quei canoni che sono già scaduti prima della dichiarazione di fallimento. Poi dovrà insinuare nel passivo del fallimento quei crediti che ancora dovessero avanzare al netto della vendita del bene”.
Leggi l’intervista completa sulla rivista Review.